Le auto in soffitta: i marchi dimenticati
Il mondo dell’automobilismo, si sa, è in continua evoluzione: dai cambiamenti tecnologici a quelli del design, ogni anno il mercato delle quattro ruote viene scosso dalle novità e dalle evoluzioni, spesso radicali, che allo stesso momento portano grossi introiti alle case automobilistiche, ma anche comportano degli investimenti molto importanti.
A volte, purtroppo, i secondi sono ben superiori ai primi, e possono comportare dei grossi problemi finanziari, ed a volte addirittura portare alla chiusura di una fabbrica, ai licenziamenti di massa di numerosi dipendenti, alla cessione dei marchi storici, od al fallimento: in questo articolo, andremo a rispolverare alcuni marchi che non esistono più.
Il primo nome che vogliamo riportarvi alla memoria è quello della Rover, noto marchio inglese nato a Longbridge, Birmingham, alla fine del 1800: partendo dalla produzione di biciclette a motore, si è in seguito specializzato in automobili, raggiungendo il momento di massimo splendore tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, quando vennero prodotte delle berline di alta qualità, come il modello P4 e il modello P5. Per molti anni, la casa automobilistica ricevette moltissimi premi internazionali, come quello per l’Auto dell’Anno nel 1964 con la Rover 2000, ma in seguito ad alcune intuizioni errate, negli anni ’80 iniziarono a perdere appeal ed incominciarono a cambiare proprietà: prima la BMW nel 1994, poi il ritorno al gruppo MG Rover negli anni 2000 ed il primo fallimento, nel 2005, con la cessione del marchio alla Ford, infine l’acquisizione sfortunata, nel 2008, da parte del colosso indiano Tata Motors, che ha sancito la definitiva cessazione della produzione delle automobili del marchio.
Per il secondo nome, ci spostiamo in Italia e parliamo di Autobianchi, nata nel 1955 dallo scorporo della divisione auto della Bianchi (la fabbrica di biciclette più vecchia del mondo), e specializzata in utilitarie per la massa, ispirandosi a modelli già esistenti sul mercato: il primo modello realizzato fu, appunto, la Bianchina, ovvero la versione deluxe della Fiat 500, che resistette sul mercato sino agli anni ’70, e che ricordiamo per essere la macchina del ragionier Ugo Fantozzi nei suoi celebri film. Ma il modello per eccellenza, quello che ha venduto ben più di un milione di esemplari, è stata la Y10, l’auto “che piace alla gente”, come recitava il famoso slogan pubblicitario. La Y10 rimase in vendita sino al 1995, anno di scomparsa del marchio, dovuto ad una decisione aziendale della Fiat, che chiuse la storica fabbrica di Desio e sposto la produzione in altri impianti. Ad oggi, il marchio è detenuto dal Gruppo Stellantis (che detiene anche la Fiat), ed è in attesa di un futuro rilancio, assieme ad un altro storico nome made in Italy, la Innocenti.
Innocenti è stata una delle più note aziende meccaniche in Italia: nata a Milano nel 1933, e creatrice della storica Lambretta, ovvero l’acerrima nemica della Vespa nel mondo delle due ruote, in materia automobilistica gode del suo massimo splendore dagli anni ’60, quando firmò un accordo con la British Motor Corporation per la produzione su licenza dei modelli inglesi più famosi, come la Innocenti 950 Spider, ossia la Austin A40 inglese, o la iconica Mici Innocenti rivisitata dallo stilista Nuccio Bertone, evoluzione della classica Mini inglese. Proprio con le Mini, il marchio raggiunse l’apice, assieme alla produzione, negli anni ’80, della Mille e della Innocenti 500, modelli che passarono sotto la Fiat a seguito di una cessione societaria. Questo passaggio di consegne segnò la fine del marchio, che dapprima iniziò a produrre solo per i mercati della Serbia e del Brasile, per poi uscire di scena definitivamente nel 1997. Piccola curiosità: dal 2017, una società con sede a Lugano, denominata Innocenti S.A., ha ripreso la produzione di ciclomotori marchiati Lambretta.
L’ultimo marchio scomparso che vedremo in questo articolo viene dalla Svezia: gli appassionati avranno già capito di chi stiamo parlando.
Nata nel 1945, la Saab Automobile AB è stata una casa automobilistica famosa non solo per le sue linee particolari, ma anche per essere stata la precursore dei dispositivi di sicurezza di guida che la hanno resa, per decenni, uno dei marchi più affidabili d’Europa. Con il modello 900 nel 1979, e con la sua evoluzione successiva, ha dominato il mercato per molto tempo, prima della crisi del 2009: dopo alcuni passaggi di mano alquanto misteriosi, nel 2011 il marchio finisce alla cinese Pang Da, che ne mantiene la produzione per solamente un anno, prima della chiusura definitiva del settore auto (mentre l’azienda rimane operativa in altri settori, come quello della sicurezza e della difesa).