Da Marconi a Telegram: le telecomunicazioni
Senza la telecomunicazione, dove saremo oggi?
Con questa domanda, vogliamo provocare in voi una riflessione, riguardante un settore tecnologico che fa parte del nostro quotidiano, e che diamo per scontato, ma che in verità è fondamentale per lo sviluppo di tutto ciò che circonda: infatti, senza questa disciplina, capace di permettere la trasmissione di segnali, immagini e parole a lunga distanza attraverso due strumenti elettronici, a quest’ora probabilmente comunicheremo ancora urlandoci, da un palazzo all’altro, od allevando piccioni viaggiatori, o utilizzando segnali di fumo e luminoso.
Vi abbiamo strappato un sorriso, ma in verità le prime forme di comunicazione a distanza furono proprio queste: tamburi, segnali di fumo, volatili e giochi di specchi e codici universali per decodificarli. Per giungere ad una parvenza di modernità, dobbiamo spostarci nel 1792, in Francia, quando un ingegnere transalpino, Claude Chappe, costruí il primo telegrafo ottico, per comunicare tra le città di Lille e di Parigi. Un metodo lento e costoso, che non ebbe successo, e che venne sostituito, fortunatamente, negli anni 40 dell’Ottocento, quando la tecnologia ci portò il telegrafo elettrico ed il telefono, grazie alle intuizioni di diversi scienziati, tra i quali Samuel Morse, Antonio Meucci e Alexander Graham Bell, che idearono dei dispositivi capaci di inviare impulsi elettrici e sonori attraverso una rete capillare di comunicazione via cavo.
Per arrivare al primo contatto “senza fili” dobbiamo attendere il 1901, quando Guglielmo Marconi stabilì la prima comunicazione wireless, utilizzando uno strumento ancor oggi utilizzatissimo, ovvero la tecnologia del segnale radio: questo fondamentale salto tecnologico permise di sdoganare, per la prima volta, l’idea di una trasmissione che superasse gli ostacoli geografici, e che fosse veramente su scala mondiale.
La scoperta dello studioso italiano aprì le porte alla trasmissione non più solo di codici, non solamente di segnali e voci, ma permise di gettare le basi per quella che ora tutti noi conosciamo come televisione: lo scozzese John Logie Baird, nel 1925, fu il primo a costruire un apparecchio di ripresa e visione di immagini su un dispositivo elettromeccanico, con una invenzione poi perfezionata da Farnsworth nel 1927, e che ancora è in continua evoluzione.
Oggigiorno, la comunicazione viaggia sulla fibra ottica, e i dati vengono passati in un batter di ciglia attraverso le reti internet, fisse e mobili che siano: grazie a Whatsapp e Telegram, possiamo parlare, vedere ed ascoltare persone a centinaia di migliaia di chilometri di distanza; un successo impensabile solamente due secoli e mezzo fa, una quotidianità scontata alla quale siamo abituati, ma a cui forse diamo solamente un briciolo dell’importanza che merita.