Il colloquio di lavoro perfetto esiste?
Parte integrante della nostra vita, quasi un obbligo sociale da affrontare almeno una volta nella nostra esistenza: il colloquio di lavoro è un evento che viene affrontato, e vissuto, con molta ansia da gran parte dei noi.
Prima di tutto, tranquilli: è normalissimo! Non c’è nulla di più naturale del sentirsi in agitazione per un colloquio di lavoro, anche se questo fosse il centesimo che si prepara. È un bene, in realtà: infatti, l’ansia cosiddetta positiva, quella che ci spinge a tenere alta la soglia di attenzione, è una validissima alleata.
Ovviamente, se l’ansia prende il sopravvento e ci impedisce di restare lucidi, iniziano a sorgere i primi problemi: per tale motivo, è fondamentale tenere sotto controllo le proprie emozioni per non lasciarsi sopraffare da esse, e dare un’impressione di sé sicura e positiva.
Per aiutarvi nei prossimi colloqui di lavoro, abbiamo redatto qualche breve consiglio da tenere sempre sott’occhio, che può tornarvi utile nel percorso che vi porterà all’ultimo passo prima di iniziare il vostro nuovo impiego, ovvero l’intervista con i recruiters:
- Prima di affrontare un colloquio, rileggete con molta attenzione l’annuncio al quale vi siete candidati, ed informatevi bene sulla mansione, e sulle principali informazioni riguardanti l’azienda: non fatevi trovare impreparati ad eventuali domande del tipo “Ma lei sa di cosa ci occupiamo?”, o “Conosce già la nostra azienda? Cosa l’ha convinta a rispondere al nostro annuncio?”;
- Siate puntuali: presentatevi presso la sede dell’incontro perlomeno 15 minuti prima dello stesso, e se vi sono impedimenti avvisate il recruiter con una telefonata;
- L’abbigliamento fa la sua parte, ovviamente: puliti, ordinati, sobri e non esagerati;
- Durante l’intervista, rimanete calmi e controllate emotività ed ansia, rimanendo sereni, e mantenete un atteggiamento professionale e soprattutto positivo: siate propositivi, fate domande, dimostratevi interessati, ma non siate “aggressivi” e soprattutto, che le vostre richieste abbiano un senso logico, non siano fatte tanto per fare. Preparatevi una sorta di “canovaccio”, immaginando le risposte del selezionatore e avendo sempre un argomento che possa tenere vivo il dialogo e l’interesse;
- I recruiters, già lo sapete, vi chiederanno varie cose, che riguarderanno il vostro CV, le vostre esperienze precedenti, le aspettative future, il classico “come ti vedrai tra 5 anni?”: non mentite mai, e soprattutto siate coerenti con il vostro curriculum vitae;
- Dimostrarsi disponibili e flessibili su eventuali richieste lavorative va bene, ma non siate troppo accondiscendenti: dire si a tutto non sempre è positivo, e può essere visto come un sintomo di eccessiva passività, mentre essere troppo rigidi può essere un segnale di poca elasticità. Siate coerenti col vostro essere quotidiano, e non abbiate paura di mettere dei piccoli paletti;
- Ascoltate sempre cosa vi dice il selezionatore, e rispondete con chiarezza alle sue domande, soprattutto usando un lessico adatto: non è un esame universitario, ma neanche l’apericena con gli amici;
- Infine, alla domanda finale “hai delle domande da farci? Hai qualche informazione da chiedere?”, dimostrate curiosità, e parlate quasi liberamente: dubbi, richieste particolari, è il momento di farle. Riguardo alla retribuzione, argomento scottante e discusso, ci sono diverse correnti di pensiero: personalmente, riteniamo comunque sintomo di maturità chiedere informazioni su di esso, motivando la domanda con il mero ragionamento riguardante spostamenti, spese accessorie e confronto con la situazione attuale. Certo, non chiediamo freddamente “quanti soldi mi date al mese?”, ma creiamo una formula delicata e professionalmente inattaccabile che ci permetta di capire, effettivamente, il nostro stipendio.
In bocca al lupo!